L'evoluzione del concetto di leadership

Storia del concetto di leadership: dalle origini al mondo contemporaneo.

La leadership nei tempi antichi

Il concetto di leadership ha radici antiche e attraversa tutta la storia del pensiero filosofico, sociale e politico.

Già nella filosofia classica troviamo riflessioni sul ruolo del Leader: Platone, ad esempio, immagina il “re filosofo”, un governante ideale dotato di sapienza e conoscenza, capace di guidare il popolo verso il bene e la giustizia. Aristotele, invece, pur condividendo l'importanza della saggezza, sposta l’attenzione sulla pratica e sull’esperienza, indicando nella virtù e nella competenza concreta i tratti fondamentali di un Leader.

L’interesse per la figura del Leader prosegue nei secoli e si arricchisce di nuove sfumature. Nella Cina antica, Sun Tzu descrive il Leader come un comandante strategico e dotato di un profondo senso morale, capace di condurre le proprie azioni con intelligenza e lungimiranza. In epoca rinascimentale, Machiavelli propone una visione più realistica e disincantata: per lui, il Leader ideale è colui che sa mantenere il potere e garantire la stabilità dello Stato, anche ricorrendo a mezzi spregiudicati.

La leadership nell’era moderna

Il pensiero moderno, però, segna un punto di svolta. A partire dal primo Novecento, la leadership diventa oggetto di studio scientifico e nascono diverse teorie che si susseguono nel tempo, ciascuna con un diverso focus. Dalla teoria dei grandi uomini (fine Ottocento – inizi Novecento), che attribuisce la leadership a qualità innate, si passa alla teoria dei tratti (anni ’30), fino ad arrivare alle teorie comportamentali (anni ’40–’50) e a quelle situazionali e trasformazionali (dagli anni ’60 in poi), che introducono l’idea che il contesto, le relazioni e l’adattabilità siano elementi chiave nella definizione della leadership.

La visione attuale della leadership

Negli ultimi anni, il concetto di leadership si è evoluto ancora. In un mondo sempre più incerto, interconnesso e orientato al benessere organizzativo, la leadership non si limita più a guidare o gestire. Oggi si parla di leadership centrata su relazioni autentiche, apprendimento continuo, sicurezza psicologica e costruzione di senso condiviso. La leadership contemporanea richiede capacità di ascolto, empatia, adattabilità e visione sistemica: non più solo guida dall’alto, ma influenza diffusa, in grado di generare fiducia e motivazione in ogni parte dell’organizzazione.

Il Manager

Con l’avvento della rivoluzione industriale e la nascita delle grandi imprese, accanto alla figura tradizionale del Leader si afferma una nuova figura professionale: il Manager. Mentre la leadership affonda le radici in contesti antichi (politici, militari e sociali) e si lega a tratti personali e carisma, il management nasce come risposta alla crescente complessità organizzativa ed economica del mondo industriale.
Nel corso del Novecento, il Manager viene studiato con un approccio più sistematico e funzionale. Frederick Taylor, con la sua organizzazione scientifica del lavoro, pone l’accento sull’efficienza e sulla standardizzazione dei processi. Poco dopo, Henri Fayol elabora una teoria classica del management basata su pianificazione, organizzazione, comando, coordinamento e controllo. Negli anni ’50, Peter Drucker ridefinisce il ruolo del Manager come figura strategica, capace non solo di gestire risorse, ma di valorizzare il capitale umano e contribuire alla missione dell’impresa.

Leader e Manager, dalla dicotomia…

Questa crescente attenzione per il management ha porta a una distinzione netta tra Manager e Leader. Negli anni ’70 e ’80, alcuni studiosi iniziano a delineare le caratteristiche distintive delle due figure. Abraham Zaleznik (1977), ad esempio, afferma che i Manager tendono a conservare l’ordine e a minimizzare i rischi, mentre i Leader sono orientati al cambiamento e guidati da visione e passione. Analogamente, John Kotter (1990) distingue il Manager, che si concentra su pianificazione, budgeting e controllo, dal Leader, che ispira, motiva e definisce una direzione.

... A un modello integrato di leadership e management

Negli anni successivi, tuttavia, questa distinzione rigida inizia a essere messa in discussione. Le trasformazioni organizzative, la digitalizzazione, l’internazionalizzazione e l’emergere di modelli aziendali più orizzontali portano alla progressiva integrazione dei due ruoli. Il Manager non può più limitarsi a gestire: deve saper ispirare, comunicare e influenzare. Allo stesso tempo, il Leader efficace deve possedere competenze gestionali, operare nel concreto e misurare i risultati. 
Le teorie contemporanee, come quella della leadership trasformazionale (Bass, 1985) e della leadership autentica e distribuita, propongono un superamento della classica contrapposizione. In questi modelli, la leadership diventa un processo diffuso, esercitabile da diversi livelli dell’organizzazione, e il Manager-Leader è colui che sa coniugare visione strategica e capacità operativa, empatia e controllo, ispirazione e gestione.
Oggi, parlare di “Manager vs Leader” può risultare limitante. In molte organizzazioni moderne, le due dimensioni si fondono: servono Leader capaci di gestire, così come Manager in grado di guidare le persone con visione, energia e sensibilità. Il contesto lavorativo contemporaneo richiede figure che uniscano struttura e flessibilità, logica e intuito, dati e relazioni. Il dibattito accademico, quindi, non nega la differenza ma la considera funzionale e situazionale. Ci sono momenti che richiedono il rigore del management, altri che esigono il coraggio della leadership. Le organizzazioni più efficaci sono quelle capaci di valorizzare entrambe le dimensioni, in modo fluido e coerente con i propri obiettivi e con la propria cultura.

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